venerdì 10 ottobre 2008

Fenomenologia dell'IKEA


Alzi la mano chi non è mai andato all’IKEA? Nessuno? Lo sapevo. È impossibile trovare essere umano che per almeno una volta nella sua carriera di frequentatore di centri commerciali non sia capitato all’IKEA. IKEA, nome nato dalla fusione delle iniziali dei nomi e dei cognomi dei due fondatori, è ormai sinonimo di mobili facili da montare, economici e chissenefrega se non durano per tutta la vita. La gente ormai va all’IKEA non tanto per comprare, ma per “girare”, per spiare, per copiare. Cercherò di fare un breve elenco dei soggetti che vivono l’habitat IKEA:
- “Il frettoloso”: colui che all’IKEA ci vuole stare meno possibile, solo lo stretto necessario per comprare quello che gli serve (visto che ha già controllato la disponibilità e la collocazione dell’oggetto sul sito internet); è quello che prende tutte le scorciatoie o va direttamente nel magazzino saltando il primo piano.
- “Il meticoloso”: colui che si ferma ad ogni metro per osservare, testare e valutare i mobili esposti. È quello che nel reparto divani ci mette 3 ore perché li prova uno a uno, e a volte ci fa pure un pisolino. Questo soggetto si munisce di metro e matita e segna tutte le caratteristiche degli armadi per poter confrontare e scegliere l’articolo migliore.
- “Il curioso”: è quello che apre tutti i cassetti, ante, vetrinette dell’IKEA solo per la soddisfare la curiosità di vedere quello che c’è dentro. Solo perché non può, ma vorrebbe anche vedere quello che ci sta sotto.
- “Il cuoco”: è quello che fa all’IKEA solo per il ristorante o perché lì fanno da mangiare svedese che, voglio dire, non è proprio nei primi posti della classifica della migliore cucina del mondo. A me quelle polpette che sembrano fatte di segatura dei mobili e la carne all’aneto (che non so neanche cosa è) non è che mi ispirino molto.
- “L’abbandona-figli”: quello che entra nel fantastico mondo IKEA solo perché c’è lo smaalland; egli pensa che per lo meno può godersi la giornata senza sentire le urla dei suoi bambini, salvo poi dimenticarsene ed essere richiamato all’altoparlante.
- “Il candeliere”: manco abitasse in un cimitero o in un convento, egli va all’IKEA per comprare le candele, ma non una o due, no, minimo 100. “Tanto costano poco”, questa è la sua giustificazione principale.
Ce ne sarebbero tante altre di categorie, ma l’elenco si allungherebbe troppo. Comunque ho un ultima osservazione da fare: vi siete mai chiesti cosa vogliono dire i nomi delle cose? VALDUG, SMIRFEG, VAALDOIGK… sono difficili da pronunciare e impossibili da ricordare; lo faranno apposta per farci imparare lo svedese o saranno così simpatici da farci andare in giro a pronunciare parole assurde che nella loro lingua vorranno dire SCOLAPASTA, SCIATALGIA e LIPOSUZIONE?
A voi l’ardua sentenza…

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